martedì 14 luglio 2009

lettere

Lettere. Sparse come grandine a imbiancare i giorni che passano. Avverbi e sostantivi sgrammaticati per l’emozione, aggettivi acquistati per due soldi al grande circo di Porta Portese. E poi quell’ultima lettera che non hai mai scritto, un attimo prima della congestione: “Ti amo perché sai inciampare nelle emozioni”. Lettere.

mercoledì 8 luglio 2009

Tenco

Palude nera in fondo ai tuoi occhi, malinconia latente che sfiora il bavero e lo lascia liscio, appena stirato, immune dall’umido dei giorni. Prossimità di un incontro e palese fuga dinanzi al ritorno: cecità. Tanto mi resta.
Che vita facevi, che vita sopportavi, e che pensieri moderni comprimevi in quell’angolo di sogno, non ha più importanza oramai. Non faccio più caso al peso delle domande morte.
Il peso delle domande rende l’uomo gobbo. E perdente.
Ero con mia madre quella notte, mi parlava di te. Dissertava sulla discrezione delle cose, su quella sensibilità educata che avevi nel sedurre, di quel modo imbarazzato che mostravi nell’approcciare il pianoforte. L’unica virtù che ho ereditato è stata quella nota di basso impigliata tra le maglie del pentagramma: la discrezione. Ingegnosa è stata la tua morte, la migliore. Non ci saranno più repliche allo spettacolo...
Il circo chiude per mancanza di applausi.

martedì 7 luglio 2009

fly


Prendetevi una partenza e lasciate le insicurezze a grattate il cielo con le unghie. Prendetevi le nuvole del cielo d’agosto e contate i giri che impiega l’ottovolante a tracciare la topografia del luna-park. Prendetevi del tempo per il decollo, un respiro affannato due minuti prima del check-in e pacchetti di sigarette da consumare in fretta nell’anticamera della smoking-zone. Trattenete il respiro al decollo, cercate con la coda dell’occhio lo sguardo sereno del comandante. Attendete. Non date alibi alla vostra dipartita, ma piuttosto comode giustificazioni per il ritorno. Accendetevi una sigaretta appena potete, inspirate forte, trattenete. Lasciate che il fuso orario vi stravolga la vacanza. E persino in quelle grigie camere d’albergo, dove ora vi trovate, cercate di non dare troppo nell’occhio con il vostro lussuoso carico di solitudine.