E’ finita. La vita maldestra è finita. Guardatevela pure nello schermo supersonico con la sigaretta poggiata sul pianoforte, tanto è finita. Ci pensavo proprio ieri mentre facevo le scale e guardavo i gradini che sembravano non finirla mai più. E’ finita, davvero. 35 anni sono una roba da non credere, 35 anni corrono più forte dei miei desideri e io non posso farci più nulla. Ora quando infilo la chiave nel portone c’è una micia dall’altra parte che non vede l’ora di fare all’amore e poco più in là ce n’è un’altra che mi lecca le scarpe. Abito su una torretta di 45 metri quadri e quando piove io piscio sul mondo. Quando lo tiro fuori mi sembra di toccare il Subasio perché è da questa altezza che io misuro i coglioni.
E’ finita, e sono miliardi di anni che pronuncio la parola magica. Ma questa volta faccio sul serio, lo giuro. E’ finito il pellegrinaggio dei luoghi comuni, la displasia dei benpensanti e il mercatino dell’usato: stavolta le bollette non mi mettono pensiero, stavolta lascio la mia donna ballare perché è troppo bella quando somiglia a Patty Smith. Poi corre da me e mi bacia tutto, fa un sacco di rumore quando mette in moto l’affetto, mi bacia tutto come bacia una mamma al 1° mese di gravidanza. Una mamma nasce col figlio e il figlio sono io che faccio un sacco di fusa.
Stavolta è finita, davvero.
Stavolta è finita, davvero.
Fermato sul molo ho guardato l’orizzonte arrivare. C’era un sacco di rumore e le barchette che prendevano il largo per la pesca buona. Al mercato del pesce ho trovato i brividi buoni, puntuali, li ho sentiti scavare e nascosto una lacrima nella giacca a vento. Sul molo di Bisceglie c’era un sacco di gente che bisognava cacciare le mani dentro il retino, guardarle affondare, nascondersi. E poi più a fondo nei cartoni dei traslochi per tirarci sopra appena un batuffolo di polvere. Poggiato sul molo c’ho lasciato almeno un pezzetto di vita, a respirare.
Ti ti ti ti...