Lo prendo quel treno, cambio a Firenze Santa Maria Novella, mi accendo una sigaretta sulla banchina sudicia della sala d'aspetto e poi tutta una tirata fino allla Centrale di Parma. Scendo, prendo l'autobus, suono il campanello, mi spoglio, ti caccio la lingua in bocca e facciamo l'amore fino a confondere i gemiti con le imprecazioni assonnate della nettezza urbana. Mi rivesto, faccio 334 chilometri a ritroso e parcheggio il treno sotto casa, in divieto di sosta.
Sogni d'oro, mon amour.
1 commento:
E i miei sogni non saranno finalmente disturbati da incubi e insonnia. Si. Condivido. Pienamente.
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