Inquadratura dal basso, bandoneon e seggiole di legno. Qualche avventore in sala e un paio di occhi vigili che bivaccano su una pelle bianca quanto un cartone di latte in scadenza. Lei si alza, di scatto, getta i suoi umori nella sala e si dirige con superbia verso il centro pista. Parte la Cumparsita, e poco dopo del mondo non resta che un pacco semi-chiuso, un refuso tagliato via, un cappotto abbandonato in lavanderia e lasciato ad ammuffire per chissà quanto tempo, altrove, in giacenza. E mentre la guardo, e mentre tutti la guardano, penso che non ho mai indossato un paio di scarpe così lucide da meritarmi uno spettacolo del genere. L’eleganza di una donna sta nelle caviglie: sottili, nervose, fragili. Tirate a lucido col grasso dei cavalli da corsa.
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3 commenti:
Sono ripassata in quel bar. Per andare a Rieti. Questa volta ho fermato la macchina e sono entrata a prendere un caffè. Ho sorriso alla ragazza che me lo ha servito guardandomi divertita del mio manifestarmi.
Tutto a un senso. Forse non per tutti.
Tutto ha un senso, è vero. E mi fa sognare il pensiero che tu sia passata di lì e che mi abbia pensato. Spero di sorriderti, un giorno.
Blog interessante.. ho visto il tuo commento un anno dopo che lo hai lasciato.
Un saluto
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