Dopo l’amore ho perso sempre, e un attimo dopo sono sempre stato in ritardo.
Dopo l’amore attaccavamo i sogni al soffitto e li guardavamo planare come petali sul cuscino. Oggi torno spesso alla manutenzione, passo la coppale sul legno e il trucco sta tutto nel non vederlo invecchiare. E sul parapendio c’è tanta di quella polvere e tu che torni come il bel tempo a spolverare.
martedì 9 marzo 2010
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1 commento:
Avevo perso la gioia di amare. Di credere che ci fosse qualcuno che potesse amare nello stesso modo in cui so fare io. Che ti ricoprisse di attenzioni. Che fosse costante. Poi un fulmine. Ne sono rimasta abbagliata. Un fulmine appunto. Mi ha fatto credere che tutto questo fosse possibile e anche se è durato un attimo, mi ha instillato dentro la voglia di sperare. Ma si può chiedere a una persona sentimenti quando un fulmine è così reale? E io vivo di sentimenti. E quando al fulmine ho chiesto i suoi, mi ha spiegato che il suo esistere risidere appunto nell'essere, nella presenza, nell'evento. E non è estemporaneo. Un fulmine non può essere estemporaneo. Così, abbagliata da quanto avevo visto, come è venuto è sparito. Tanta era la sua paura di usare sentimenti, tanta la mia incapacità e impossibilità di essere reale. Solo i sogni sono veri. E quando realtà e sentiemento riusciranno a toccarsi, avrò il mio fulmine e lo terrò stretto. E non sarà estemporaneo. Tornerai a spolverare gli assi e il parapendio ridendo. Io abbraccerò il mio fulmine. Riusciremo a volare. Forse nello stesso cielo. Se guardi fuori ora è lo stesso che vedo io. Sorridi? Lo sto facendo.
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