E certe notti le ferite sanguinano, macchiano le lenzuola bianche di rosso porpora, coprono l’odore sterile del bucato.
Certe notti sono aghi infilzati sul petto, all’altezza del cuore. Pungono la carne, affondano nel tessuto connettivo infettandolo di insicurezze.
Certe notti le lacrime sbattono sul comodino come fossero minuti, sostituiscono la sveglia, ogni battere in levare incollato su pareti polverose di alberghi grigi della tangenziale.
Certe notti quel treno è tornato a trovarmi, puntuale, nell’attimo prima della chiusura delle porte. E solo in quelle notti ho avuto il coraggio di guardare il tuo viso sfumare lungo il marciapiede della stazione centrale.
Certe notti le ho trascorse scrivendo il tuo nome sulla condensa di vetri sporchi di camere d’albergo; quelle notti le ho passate in carcere, raschiando con le unghie i nostri nomi dalle intercapedini del cuore.
Certe notti le ho viste danzare sul mare di ferragosto, le ho respirate forte nella brezza del mattino e poi le ho gettate sulla spiaggia come fossero cicche di sigarette...E certe notti io le ho tradite: sotto un caldo piumone d’oca ho barattato un amore per pochi spiccioli di dignità.
Altre notti le ho banchettate, strappando la carne dall’osso e rosicchiando gli avanzi di una sera passata a rincorrerti lungo i banconi di un bar. Come un cane ho sputato l’osso e l’ho trattenuto come un gioco da tavolo accanto alla cuccia.
Certe notti le ho passate raggomitolato contro un plaid di lana per tamponare le lacrime di una storia finita male. E le ho pressate contro il muro come pastafrolla, e le ho contate come pecorelle su un prato di margherite. Quelle notti le ho passate conficcando i piedi nel fango, le ho vomitate nel water cercando di intercettare invano la presa dello sciacquone.
Certe notti le ho passate a viaggiare in lungo e in largo per il tuo corpo, con un biglietto di sola andata da spendere nel parco giochi della tua voluttà. E ho traslocato lungo i tuoi seni, e ho messo radici nella tua verginità.
Certe notti hanno i colori dell’oltremare e l’odore forte del legno marcio lasciato a stagionare in cantina.
Certe notti sono aghi infilzati sul petto, all’altezza del cuore. Pungono la carne, affondano nel tessuto connettivo infettandolo di insicurezze.
Certe notti le lacrime sbattono sul comodino come fossero minuti, sostituiscono la sveglia, ogni battere in levare incollato su pareti polverose di alberghi grigi della tangenziale.
Certe notti quel treno è tornato a trovarmi, puntuale, nell’attimo prima della chiusura delle porte. E solo in quelle notti ho avuto il coraggio di guardare il tuo viso sfumare lungo il marciapiede della stazione centrale.
Certe notti le ho trascorse scrivendo il tuo nome sulla condensa di vetri sporchi di camere d’albergo; quelle notti le ho passate in carcere, raschiando con le unghie i nostri nomi dalle intercapedini del cuore.
Certe notti le ho viste danzare sul mare di ferragosto, le ho respirate forte nella brezza del mattino e poi le ho gettate sulla spiaggia come fossero cicche di sigarette...E certe notti io le ho tradite: sotto un caldo piumone d’oca ho barattato un amore per pochi spiccioli di dignità.
Altre notti le ho banchettate, strappando la carne dall’osso e rosicchiando gli avanzi di una sera passata a rincorrerti lungo i banconi di un bar. Come un cane ho sputato l’osso e l’ho trattenuto come un gioco da tavolo accanto alla cuccia.
Certe notti le ho passate raggomitolato contro un plaid di lana per tamponare le lacrime di una storia finita male. E le ho pressate contro il muro come pastafrolla, e le ho contate come pecorelle su un prato di margherite. Quelle notti le ho passate conficcando i piedi nel fango, le ho vomitate nel water cercando di intercettare invano la presa dello sciacquone.
Certe notti le ho passate a viaggiare in lungo e in largo per il tuo corpo, con un biglietto di sola andata da spendere nel parco giochi della tua voluttà. E ho traslocato lungo i tuoi seni, e ho messo radici nella tua verginità.
Certe notti hanno i colori dell’oltremare e l’odore forte del legno marcio lasciato a stagionare in cantina.
E certe notti le ferite sanguinano, io posso sentirle gridare.
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