mercoledì 26 maggio 2010

ci sono molti modi

Ci sono molti modi per fare l’amore, se lo faccio da dietro ti sento più forte. Da dietro non sento la pressione dei tuoi occhi che mi respingono, da dietro il mondo è più semplice se io non lo vedo. Vuoi provare, sei brava e te la cavi con poco, a te basta muovere il bacino per sentire il prurito. Ci sono molti modi per sentirsi importanti, tra questi modi di gestire le cose il migliore è farle venire. Atterro sulla tua pancia ed è solo un attimo che vola incosciente tra le pareti della tua stanza; ma è anche un attimo che mi piega sudato - un attimo dopo - sul lato comodo del letto. I piedi sbattono forte perché le ali di farfalla sono ormai a terra. Ci sono molti modi di addormentarsi sul petto, il migliore è cacciare la testa nell’incavo della scapola.

- Ti è piaciuto?
- Si mi è piaciuto…
- A cosa pensi?
- A domani.

Domani ci svegliamo col primo rumore di treno e tu sei già in piedi che aspetti il lavoro. Mi prepari il caffè e me lo porti nel letto, di mattina presto poi faccio fatica ad accettare le cose. Il tuo modo di vedermi è qualcosa che non mi lascia perplesso - dio quanto lo vorrei - piuttosto un modo di pensare l’amore e sentirselo comodo. Le attenzioni che mi serbi sono un passato che mi rigiro ancora e poi ancora nel letto; forse un cliché, non saprei dire. Mi baci e sento tutto il sapore della notte passata, e se mi rimbocco le coperte mi torna come un rigurgito il tuo umore sudato. Tra la notte e il buongiorno ci sono molti modi di vedere le cose, un mondo diverso di attraversare le strisce, l’affitto, le bollette, le persone, il traffico, i semafori, la spesa. Tornerò dal lavoro e farò la fila alla cassa, comprerò due bottiglie e torneremo nel letto. Fino alla fine dei giorni.

- A cosa pensi?
- A niente.

Niente è il soffitto che ci vomita il calcestruzzo sugli occhi. Niente è l’errore che ci attende poco più in là. Niente sono le merende di quando ero bambino e avevo tanti occhi addosso con cui giocare. Niente è vederli passare, sposarsi, invecchiare, dissolversi. Niente sono i capelli di mia madre che corrono come carta zucchero sui carri a carnevale, le sue cartilagini, la pelle tirata che fa a botte con i suoi occhi celesti. Niente sono le figurine Panini scambiate di rapina sotto il banco, le partite a calcetto, le mani enormi del maestro Felli. Niente è il giorno che me ne sono andato di casa, niente il giorno della mia laurea, niente la tesi di dottorato e tutte le mattine che mi sono sentito più veloce e più in fretta degli altri. Niente sono i tuoi occhi verdi che mi aspettano e che già sanno che prima o poi ritorno.
Ci sono molti modi per tornarsene a casa: uno di questi è infilarsi in un letto.

- Che bello…

2 commenti:

Asha Sysley ha detto...

Ci sono molti modi per tornarsene a casa. Sto riscoprendo in questi giorni il vero senso di viverla. L'avevo abbandonata, vivendo il mondo e sentendomi clochard. Poi l'estremo bisogno di risentire casa, addosso, sulla pelle. E mi sono chiesta cosa mi mancasse, se quella sensazione di protezione o l'idea che volevo che avesse la mia casa. Ci sono molti modi per tornarsene a casa. Io ho scalato la marcia e ho acceso una sigaretta. Ho acceso la radio e mi sono fatta cullare dolcemente dalla musica. Il grande cancello di ferro si apriva davanti ai miei occhi, con un leggero sorriso, sono scesa dall'abitacolo. Un tempo a terra c'era la breccia bianca, che sporcava le scarpe, le risa dei bambini che erano liberi sotto il sole. Mia nonna che mi aspettava fumando una sigaretta alla panchina. E quella era casa, sempre qualcosa di pronto nel forno, l'odore di pulito delle stanze, il sole che cuoceva l'assito.
Ho messo un piede sul grigio porfido che ora ricopre i miei ricordi. Li ho schiacciati a terra come fossero qualcosa di insignificante. Ma sono sopravvissuti. Sono così rimontata in macchina e ho chiuso il grande cancello di ferro che separa la realtà dal passato. Ho acceso di nuovo la musica. Ci sono molti modi per tornarsene a casa. E ce ne sono altrettanti per non farlo.

Anonimo ha detto...

Mentre il mondo va veloce e i giorni si rincorrono e i mesi volano e gli occhi sono sempre più stanchi,la mente di notte viaggia per conto suo.
Chissà dove andiamo quando sognamo, di notte.
Chissà in quale dimensione astrale la nostra mente va a rifugiarsi per cercare e produrre pensieri che poi, il più delle volte elimina a nostra insaputa.
Ma nostra di chi, se siamo sempre noi che sognamo...bho, vallo a capire.
Così i sogni più sconvenienti,i più pericolosi per il nostro equilibrio mentale, fondamentalmente d'aiuto nel prodigarci ad affrontare la giornata che attende, vengono rimossi come in un rapido battito di ciglia..e quando questo non accade e si sogna qualcosa con una tale intensità da poter sentire il rumore del battito cardiaco sotto le lenzuola, alcune domande iniziano a martellare nella testa dal momento in cui si sporge il piede dal bordo del letto e lo si appoggia sul tappeto, fino alla notte successiva.
"Bastardi i sogni, figli illegittimi della frustrazione.."